Nell’attuale scenario digitale, la cronaca riporta un dilagare crescente di casi di abuso di utilizzo dei social media. Aumentano quindi le preoccupazioni per le ripercussioni che questi comportamenti hanno sulla privacy, sulla sicurezza personale e sulla salute mentale, in particolare per una specifica fascia anagrafica, la “Generazione Z”, composta da individui nati tra la metà degli anni ’90 e il 2010.
Giovani cresciuti in un mondo in cui la tecnologia e i social media sono diventati parte integrante della loro vita quotidiana, con accesso illimitato a Internet, smartphone e piattaforme come Facebook, Instagram, Twitter e Snapchat.
Lasciamo Linkedin più a margine, anche se ci sarebbe molto da scrivere sulla tipologia di utilizzo di questo medium nato con finalità professionali.
L’uso distorto e una costante connessione ai network, ha acceso un faro sulle ricadute negative sul benessere psicofisico, alimentando quella che viene definita “distrazione digitale”.
In questo contesto si inserisce la ricerca condotta dal McKinsey Health Institute – di cui il Blog di ASSIDIM fornisce una sintesi – che ci presenta uno scenario complesso, fatto di ombre e luci.
Ecco quali sono le principali ricadute sulla mental health di una eccessiva connessione al mondo social.
Chi appartiene alla “Gen Z”, è più incline rispetto ad altri a riferire di avere stati d’animo negativi collegati all’uso dei social media e a dichiarare uno stato di “scarso benessere psicologico”.
Questi giovani, molto connessi, sono costantemente influenzati dai media e dai social media, e ciò può amplificare problemi di autostima, di integrazione sociale e accrescere stati di ansia.
Ma esiste un nesso diretto, causa-effetto, documentabile? Non sembrerebbe: la relazione tra l’uso dei social media e la salute mentale è complessa e non implica necessariamente una causalità diretta. E infatti, il rapporto McKinsey Health Institute sottolinea come anche gli adulti delle generazioni più anziane utilizzino i social media con intensità pari a quella della Gen Z, ma senza riferire gli stessi tipi di disagio.
La “Fear of Missing Out” (FOMO)
La Z Generation è invece protagonista di una sintomatologia emergente, questa sì, associata all’uso dei social media, la cosiddetta “Fear Of Missing Out“. FOMO è l’ansia o la preoccupazione di essere esclusi da eventi o esperienze interessanti di cui gli altri sembrano essere protagonisti, spesso evidenziati dai post pubblicati sui social media.
La FOMO è alimentata dalla costante esposizione a immagini e video di momenti felici, o successi degli altri, condivisi sui social media. Ciò può portare a sviluppare senso di inadeguatezza, solitudine e insoddisfazione nella propria vita. I giovani possono sentire la pressione di partecipare ad attività, eventi, situazioni di tendenza popolari, per evitare di sentirsi esclusi.
I social media possono indurre quindi una percezione distorta della realtà, poiché le persone tendono a condividere i momenti più positivi e straordinari della loro vita, lasciando spesso in ombra, o reprimendoli, i momenti meno entusiasmanti o le problematiche personali.
La conseguenza è una comparazione sociale costante, in cui i giovani si confrontano con gli altri e cercano di mantenere una “immagine perfetta”, online, spesso falsa o distorta.
Come gestire la FOMO?
È importante incoraggiare e favorire lo sviluppo di una consapevolezza critica relativamente all’uso dei social media e insegnare e sensibilizzare ad affrontare i sintomi di FOMO in modo adeguato.
Per esempio, limitare il tempo trascorso sui social media, praticare “l’autenticità” online (*), focalizzarsi sulle proprie esperienze e sugli obiettivi personali anziché insistere sulla comparazione con gli altri in una costante competizione di “benchmark”.
Le piattaforme social media cominciano a essere attente ai potenziali rischi di questa deriva non salutare e hanno introdotto alcune funzionalità che contribuiscano a gestire il “Rischio FOMO”. Per esempio, “alert” che segnalano il “tempo di connessione” e “notifiche di utilizzo eccessivo” per aiutare gli utenti a gestire le attività online in modo più consapevole, stimolando l’attenzione sull’importanza di tutelare il Benessere Psicofisico.
(*) Praticare l’autenticità sui social network significa essere genuini e veri nella presentazione di sé stessi e delle proprie opinioni online. Questo comporta essere onesti riguardo alla propria identità, evitando di creare una falsa immagine di sé o di mascherare la propria personalità. L’autenticità comporta anche essere sinceri nelle interazioni online, rispettando gli altri e evitando di diffondere informazioni false o ingannevoli.
Per realizzare una diffusa Mental Health sono quindi da incentivare tutte quelle iniziative di comunicazione e/o education, mirate a creare una maggiore cultura di “consapevolezza critica” e un bilanciamento tra l’uso dei social media e altre attività off-line. I social media possono arricchire le nostre vite, ma è importante usarli in modo consapevole.
A cura di Antonio Corrias
Sviluppo Associativo, Marketing Comunicazione
ASSIDIM
Riferimenti per approfondire
https://www.mckinsey.com/mhi/our-insights/gen-z-mental-health-the-impact-of-tech-and-social-media
- Andrew K. Przybylski e Kou Murayama: Studio pubblicato sulla rivista “Computers in Human Behavior” nel 2017 che esamina gli effetti della FOMO sull’uso dei social media e sulla salute mentale.
- Anxiety and Depression Association of America (ADAA): Fornisce informazioni sull’ansia associata alla FOMO e sulla gestione della stessa.
- Larry D. Rosen: Autore di “The Distracted Mind: Ancient Brains in a High-Tech World” che esplora l’impatto dell’uso eccessivo dei dispositivi digitali e dei social media sulla salute mentale.
- Nancy Colier: Autrice di “The Power of Off: The Mindful Way to Stay Sane in a Virtual World” che affronta l’importanza dello staccare dai dispositivi digitali per preservare la salute mentale.
- Primack, B. A., Shensa, A., Sidani, J. E., Whaite, E. O., Lin, L. Y., Rosen, D., … & Miller, E. (2017): Studio pubblicato sulla rivista “Journal of Abnormal Psychology” che esamina la relazione tra l’uso dei social media, inclusa la FOMO, e la depressione tra i giovani adulti.