Il 2025 sarà un anno decisivo: le aziende capaci di investire in salute e benessere dei dipendenti – guadagnando reputazione, resilienza e competitività – si distingueranno da quelle che non sapranno cogliere i macro-trend (invecchiamento della popolazione e contrazione del welfare) su cui poggia la performance.
Se manca la salute (il principale KPI del Benessere di una community), il “castello” crolla. In un contesto economico e sociale sempre più volatile, investire nella salute organizzativa si rivela fondamentale per assicurare un vantaggio competitivo duraturo.
Le recenti ricerche di McKinsey, come illustrato nell’articolo “La salute organizzativa è (ancora) la chiave per le prestazioni a lungo termine” di Alex Camp, Arne Gast, Drew Goldstein e Brooke Weddle (vedi link), confermano come puntare su un’organizzazione “sana” rappresenti ancora il miglior predittore di creazione di valore e la più solida fonte di resilienza anche nei mercati globali più turbolenti.
Cosa è la Salute Organizzativa
La salute organizzativa è la capacità di un’azienda di funzionare in modo efficiente e resiliente nel tempo, così da garantire un ambiente in cui le persone si sentano coinvolte e supportate, i processi siano ben allineati con gli obiettivi strategici e l’organizzazione riesca a rinnovarsi costantemente.
In altre parole, è “l’insieme di elementi culturali, manageriali e strutturali che permettono a un’impresa di creare valore in maniera sostenibile, adattandosi ai cambiamenti e mantenendo al centro il benessere delle persone”.
Salute organizzativa e risultati di lungo termine
Da oltre vent’anni, McKinsey conduce studi proprietari che mettono in luce come la salute organizzativa – ossia la capacità di gestire l’azienda giorno per giorno, prendere decisioni efficaci, allocare correttamente le risorse, motivare i team e innovare costantemente – sia correlata a performance superiori.
In particolare, l’Organizational Health Index (OHI) (*) di McKinsey mostra che, nel lungo periodo, le aziende con alti livelli di salute organizzativa ottengono un Ritorno Totale per gli Azionisti (TSR) (**) pari a tre volte quello di aziende con livelli di salute inferiori.
Tre sono i fattori principali presi in considerazione dall’OHI
- Allineamento intorno a una visione comune – L’intera organizzazione condivide e interiorizza obiettivi e strategie di lungo termine.
- Esecuzione efficace (Execution) – Processi e procedure sono progettati per favorire la collaborazione e l’innovazione, e spingono le persone a dare il meglio.
- Capacità di rinnovamento – L’azienda e le sue persone sono pronte a rimettersi in gioco, perché apprendono dalle sfide e si adattano ai cambiamenti interni ed esterni.
Il ruolo essenziale dei fattori Salute, Protezione e Benessere: rivedere le priorità.
Stiamo attraversando cambiamenti demografici e sociali che impongono – ribadisce lo studio McKinsey – di ricalibrare con urgenza le priorità d’impresa, trasferendo sempre più la responsabilità di protezione e benessere dei dipendenti sulle aziende. Incidono In particolare:
- l’invecchiamento della popolazione
- la riduzione del welfare pubblico (fenomeno non solo italiano)
- la crescente complessità delle tutele sanitarie
Questa “nuova normalità” pone sfide rilevanti ma offre anche grandi opportunità. Un’azienda vincente è quella che mette al centro la salute della propria forza lavoro, sviluppa resilienza interna, riduce l’assenteismo, aumenta la produttività e, in definitiva, rafforza la propria reputazione sul mercato.
Le soluzioni per il benessere aziendale che il team di ricerca McKinsey evidenzia
- Programmi di wellbeing aziendale: attività mirate a ridurre stress e burnout, con iniziative specifiche su alimentazione, movimento, prevenzione, stili di vita e supporto alla salute mentale (Mental Health).
- Piani sanitari garantiti dall’azienda: coperture aggiuntive offerte dagli imprenditori per curare il benessere fisico e mentale dei collaboratori, adatte a mitigare rischi e costi collegati alle cure, anche dei loro familiari.
- Ambienti di lavoro ergonomici: uffici progettati per ridurre fatica e stress fisici, con spazi dedicati alla socializzazione o alla concentrazione.
- Politiche di equilibrio vita-lavoro: orari flessibili, smart working, congedi parentali e di assistenza.
Queste strategie creano un senso di appartenenza e lealtà: i collaboratori percepiscono che il datore di lavoro si prende cura di loro, spingendoli a impegnarsi di più e contribuendo a un clima aziendale positivo e motivante.
PMI e gap nel welfare aziendale
Le evidenze di McKinsey e gli orientamenti dei manager nelle grandi aziende forniscono utili spunti anche per i piccoli e medi imprenditori, italiani in particolare.
Proprio sui “fondamentali del welfare” — ossia programmi strutturali e ben articolati all’interno delle politiche di rewarding, che integrano tutele sanitarie e di protezione (ad esempio assicurazioni mediche o piani di prevenzione) — le PMI risultano spesso in ritardo rispetto alle grandi corporate.
Queste ultime, infatti, stanno introducendo forme sempre più sofisticate di cura del benessere organizzativo complessivo, andando oltre i semplici programmi di sostegno al reddito come buoni pasto, voucher o piattaforme di beni e servizi.
Lo conferma anche l’ultimo report Welfare Index PMI che evidenzia come solo il 17% delle PMI italiane adotti programmi “evoluti” di welfare.
Questo divario, se non affrontato, rischia di consolidarsi e di lasciare indietro molte realtà imprenditoriali che non sapranno rispondere a un trend ormai inarrestabile.
La necessità di offrire pacchetti di sanità integrativa adeguati, strumenti di conciliazione vita/lavoro e misure di prevenzione a lungo termine diventa, quindi, un imperativo anche per le piccole e medie imprese.
Essere al passo significa attrarre e trattenere talenti, mantenere la competitività e costruire una reputazione solida, in un mercato in cui l’attenzione verso il benessere è sempre più diffusa e apprezzata.
L’importanza del fattore tempo
Come sottolinea McKinsey, i leader spesso si lamentano della mancanza di tempo per avviare nuove iniziative: la quotidianità operativa assorbe la maggior parte delle energie.
Tuttavia, dedicare tempo e risorse alla costruzione (o al mantenimento) di una salute organizzativa solida risulta essenziale per un successo che non si limiti al breve termine.
La chiave è integrare nell’agire quotidiano la prospettiva della salute e delle prestazioni, affinché diventino un pilastro costante della cultura d’impresa.
Benefici misurabili e sostenibili
Integrare strategie di benessere e protezione della salute, in linea con gli insight di McKinsey, produce vantaggi misurabili:
- Riduzione di assenteismo e turnover – Collaboratori più motivati e meno propensi a lasciare l’azienda.
- Aumento della produttività – Team coesi e focalizzati, grazie a condizioni psicofisiche ottimali.
- Prestazioni finanziarie superiori – Le ricerche OHI dimostrano effetti positivi sul TSR (**) e sulla capacità di adattamento in contesti difficili.
- Maggiore reputazione e attrattività – Un’azienda che investe nel benessere è percepita come un luogo di lavoro desiderabile, capace di attirare talenti.
Le evidenze riportate dallo studio di McKinsey confermano che la salute organizzativa è una leva imprescindibile per prosperare a lungo termine.
È tempo che le aziende – di qualsiasi dimensione – si muovano concretamente: chi saprà interpretare e anticipare le esigenze di benessere dei propri collaboratori potrà fissare basi solide per la crescita futura, trasformando le sfide in opportunità di innovazione, coesione interna e successo competitivo.
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NOTE
(*) L’OHI (Organizational Health Index) di McKinsey è uno strumento che misura lo “stato di salute” di un’organizzazione, valutandone la capacità di:
- Allineare le persone su una visione comune.
- Eseguire in modo efficace piani e strategie.
- Innovare e rinnovarsi per mantenere prestazioni elevate nel tempo.
Attraverso interviste, sondaggi e analisi di dati, l’OHI identifica punti di forza e aree di miglioramento su nove dimensioni (come leadership, capacità di apprendimento, direzione strategica, coordinamento, ecc.). Questa valutazione fornisce un quadro chiaro di quanto un’azienda sia “in forma” per affrontare sfide attuali e future, e aiuta a definire le azioni necessarie per migliorare la competitività e la sostenibilità del business.
(**) Il Ritorno Totale per gli Azionisti (TSR) è una misura della performance di un titolo che considera sia l’aumento (o la diminuzione) del prezzo delle azioni sia il valore dei dividendi distribuiti e reinvestiti nello stesso periodo. In pratica, indica il rendimento complessivo ottenuto da chi investe in un’azienda, misurando il guadagno (o la perdita) effettivo per gli azionisti.
A cura di Antonio Corrias
ASSIDIM
Sviluppo Associativo, Marketing e Comunicazione