Dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) in arrivo circa 15 miliardi per la sanità a cui si aggiungono le risorse destinate all’innovazione e alla digitalizzazione della Pubblica Amministrazione.
Risorse che serviranno a rimpolpare il sistema che, durante il biennio 2020-21, per resistere all’emergenza sanitaria causata dalla pandemia, ha ricevuto un’iniezione di liquidità di circa 4 miliardi aggiuntivi a quelli già stanziati mediante il Fondo Sanitario Nazionale.
Prima dell’emergenza, il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) e il suo impianto «universalistico» sembravano inesorabilmente scricchiolare a causa di:
- un costante de-finanziamento pubblico nell’ultimo decennio e conseguente incapacità di soddisfare fabbisogni attuali e potenziali legati ai principali trend demografici ed epidemiologici;
- tagli di posti letti e accorpamenti di presidi che, in alcuni territori, si è tradotto in un peggioramento dell’outcome per il cittadino/paziente con marcate differenze regionali nell’erogazione dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA);
- un blocco del turnover del personale;
- un aumento della mobilità sanitaria passiva (da sud verso nord);
- un aumento della spesa sanitaria privata;
- un impoverimento dei consumi sanitari e rinunce alle cure per motivi economici.
Durante l’emergenza, il sistema sanitario ha retto l’urto ma si sono palesate alcune difficoltà di governo e programmazione. Basti pensare all’equilibrio precario tra livelli decisionali con una dialettica difficile tra Stato e Regioni per cui queste ultime, nella difficoltà di mettere in pratica le linee guida nazionali, hanno spesso agito in autonomia.
Il Servizio Sanitario Nazionale si è dimostrato troppo «ospedalocentrico» con la medicina territoriale abbandonata a sé stessa; ciononostante, per fronteggiare le ospedalizzazioni e la gestione via via più mirata nel trattamento dei pazienti con infezione da Covid-19. si sono strette alleanze tra attori pubblici, privati e singoli professionisti che bisogna valorizzare e dalle quali serve necessariamente ripartire se si vuole garantire la sostenibilità del sistema sanitario.
Una fotografia del sistema durante la pandemia ce la fornisce l’ultimo Rapporto “Outlook Salute Italia” di Deloitte, che conferma alcune evidenze note e ne aggiunge di ulteriori che meritano una riflessione.
Per esempio, l’offerta sanitaria privata supera quella pubblica nel gradimento dei cittadini coinvolti nell’indagine (7,3 vs 6,6 su scala da 1 a 10) con gradiente geografico nord – sud significativo come in rilevazioni di altro genere.
Il reddito si conferma un fattore discriminante nell’erogazione delle prestazioni, con una rinuncia alle cure per motivi economici più elevata nelle fasce di reddito più basse rispetto alle persone con reddito più alto, con punte di 60% tra le prime rispetto al più contenuto 34% tra le seconde.
Trend in crescita per quel che riguarda l’utilizzo dei servizi di telemedicina, benché sia ancora limitata la consapevolezza sulle potenzialità offerte dalle tecnologie applicate alla salute con meno di un italiano su tre che dichiara di conoscerle.
Più specificamente, l’indagine Deloitte rileva nel 2021 le seguenti variazioni rispetto al 2019:
- cresce dal 37% al 52% la quota di persone che ha richiesto e ricevuto un referto medico online;
- cresce dal 35% al 47% la quota di persone che ha prenotato prestazioni sanitarie online;
- cresce considerevolmente, più che raddoppiando, la percentuale di persone che ha comunicato con il proprio medico via app o chat (dal 23 al 51).
L’auspicio per i prossimi anni è che, sfruttando l’occasione storica di attingere da cospicui finanziamenti in conto capitale garantiti dal PNRR, si riesca a rendere il sistema sanitario più innovativo e sostenibile.
Quello della salute è un ecosistema che sta cambiando e sono numerosi gli attori coinvolti in questo cambiamento. Occorre cogliere le potenzialità della sanità privata che si affianca a quella pubblica per rispondere in modo efficiente ed efficace alla domanda inevasa prestazioni sanitarie nonché ai nuovi fabbisogni di salute.
In tutto questo, un ruolo fondamentale potrà essere giocato dai fondi sanitari integrativi, che raggiungono ormai una platea di circa 15 milioni di lavoratori e che si sono caratterizzati, specie durante questo difficile biennio pandemico, per un approccio mirato di presa in carico e monitoraggio dei propri assistiti.
Telemedicina, non autosufficienza e prevenzione sono temi attorno ai quali si possono realizzare sinergie positive tra pubblico e privati poiché l’invecchiamento della popolazione e l’aumento delle cronicità portano con sé un aumento della spesa che, nonostante le risorse del PNRR, difficilmente potrà essere assorbito dal SSN.
a cura di
Francesco Capria