A distanza di due anni dal “caso 0” di Codogno, che ha segnato l’inizio della pandemia prima in Italia e poi nel resto del mondo, possiamo timidamente affermare di vedere la luce fuori dal tunnel.
Grazie all’efficacia della campagna vaccinale, al mantenimento delle misure necessarie per il contenimento della trasmissione e alla mutazione apparentemente più “benigna” del Covid-19, la situazione epidemiologica è in netto miglioramento in tutto il mondo.
Il peso sulle strutture sanitarie sta progressivamente riducendosi ed è tempo di pensare finalmente al post emergenza.
La pandemia però ha avuto ripercussioni non soltanto sulla salute fisica delle persone ma anche, e in misura non trascurabile, su quella mentale.
Le azioni di contenimento del virus, la crisi economica, il cambiamento del comportamento sociale e la paura del contagio hanno generato un aumento diffuso del livello di ansia.
In Italia, l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) evidenzia una crescita importante della domanda di “specialisti della salute mentale”, collegata all’aumento dei livelli di malessere psicofisico e alla diffusione di sintomi ansiosi e depressivi nella popolazione.
Il più alto livello di stress è quello che hanno evidentemente sopportato gli operatori sanitari in prima linea. Altrettanto certo il fortissimo impatto sulla serenità dei lavoratori e delle lavoratrici che, a livello conscio o inconscio, hanno sentito minacciata la stabilità del proprio lavoro.
Più pesante poi la situazione dei dipendenti che sono anche “caregiver” e si fanno carico dell’assistenza di persone fragili, per lo più anziani, mentre devono lavorare.
Lo stress, che non è propriamente classificato come malattia mentale, è senz’altro uno dei principali fattori di rischio per lo sviluppo dei disturbi di ansia e depressione.
Secondo i dati della survey promossa da Axa in 11 paesi europei ed asiatici (2022) e condotta da Ipsos su un campione di 11.000 persone, oltre il 50 % della popolazione italiana (dietro solo a quella irlandese e di Hong Kong) ha manifestato disagi durante il periodo pandemico con pesanti ricadute sul benessere e la salute della mente e con un’incidenza particolarmente elevata negli adolescenti e nei giovani adulti.
Altrettanto interessanti sono i dati dell’indagine Mercer Marsh Benefit “Health on Demand” (2021) poiché fotografano uno scenario simile.
L’evidenza che emerge è che 1 italiano su 2 si sente stressato nella vita quotidiana; una percentuale più alta della media europea e in linea con quella globale che richiama l’attenzione sul desiderio e sulle aspettative delle persone, le quali richiedono soluzioni che li supportino nella prevenzione e nel trattamento della salute psichica e del benessere psicologico, anche attraverso coperture assicurative aziendali che integrino l’offerta assistenziale pubblica.
ASSIDIM, fin dal primo lockdown, ha rafforzato l’offerta delle proprie linee di Assistenza Sanitaria per dare una risposta adeguata a questo fenomeno.
Particolarmente utile ed apprezzato, specie durante le fasi più acute della pandemia, si è rivelato il rafforzamento del servizio di “Ascolto Attivo” che garantisce l’affidabilità di una vera Centrale Medica con personale qualificato che risponde 24 ore su 24, 7 giorni su 7.
Inoltre, dall’inizio di quest’anno, per tutti i dipendenti beneficiari dell’assistenza sanitaria, è stato messo a disposizione un servizio di consulenza e supporto psicologico essenziale per tutte le aziende che desiderano creare e/o consolidare una cultura aziendale centrata sul benessere e la qualità di vita delle persone.