L’Italia è fanalino di coda in Europa nella protezione dei rischi derivanti da infortuni, malattie professionali, premorienza, invalidità, non autosufficienza.
Lo fotografa l’indagine Prometeia per Elipslife sulle tutele dei dipendenti, di cui è stata data anticipazione nelle pagine del Sole 24 Ore lo scorso 30 gennaio.
Qualche evidenza tratta dall’articolo:
- € 3.500 – rendita media assistenze garantite dal welfare pubblico (ipotesi reddito lordo annuo di € 50.000);
- € 5.900 – indennità di accompagnamento su base annua;
- 3% livello di protezione da rischi biometrici (eventi a bassa frequenza e ad alta severità, quali decesso o invalidità);
- asimmetria livelli di copertura integrativa tra figure apicali e altre categorie di dipendenti.
Dunque, i livelli di copertura garantiti dal welfare pubblico rispetto ai sopraccitati rischi non sono sufficienti e, se paragonati a quelli di altri paesi europei, devono far riflettere.
Serve maggiore consapevolezza da parte dello Stato ma anche delle imprese, per fronteggiare adeguatamente le conseguenze derivanti da eventi rari ma potenzialmente devastanti, al di là delle straordinarie testimonianze di solidarietà.
La risposta la offre il cosiddetto “secondo pilastro” che stenta ancora a decollare, malgrado incontri la galoppante domanda di salute e protezione da parte delle persone determinata dalla pandemia.