Abbiamo avuto modo di raccontare nei precedenti articoli l’impatto significativo della pandemia su quantità e qualità delle prestazioni sanitarie e socio – sanitarie:
- https://blog.assidim.it/salute-prestazioni-sanitarie-e-innovazione-tecnologica-gli-scenari-post-covid/
- https://blog.assidim.it/pandemia-e-disuguaglianze/
Ricoveri, visite specialistiche, screening ed esami programmati sono stati rimandati per la paura del contagio, determinando una “svuotamento” dei pronto soccorso e dei poliambulatori privati.
Per fare qualche esempio, rispetto all’anno precedente, nel 2020 rileviamo:
- 1/3 delle mammografie in meno con elevate differenze regionali;
- dal 20 al 30 % di interventi chirurgici in meno per patologie oncologiche, anche qui con una forte variabilità interregionale;
- 25% di ricoveri urgenti in meno, con punte di oltre il 60% in meno per quelli in Day Hospital.
Sono dati AGENAS in collaborazione con l’Istituto Superiore Sant’Anna di Pisa e pubblicati sul Sole 24 Ore martedì 13 aprile.
Nello stesso articolo, si evidenzia la mancata trasmissione dei Piani Operativi dalle Regioni ai Ministeri competenti, con l’esplicitazione dei modelli organizzativi prescelti, tempi di realizzazione e destinazione delle risorse.
Questo ha determinato un rallentamento nel piano del governo che, col decreto agosto, aveva stanziato oltre 500 milioni di euro a favore delle Regioni per smaltire le liste d’attesa e recuperare parte delle prestazioni saltate durante l’emergenza.
Una criticità endemica, quella della disconnessione tra strategia ed execution determinata dalla presenza di compartimenti stagni e rigidità all’interno delle organizzazioni – che accomuna sovente il top management delle imprese e quello della PA – le cui conseguenze si scaricano, nel caso specifico, sui cittadini/pazienti che non possono permettersi, specie i più fragili, un nuovo lockdown dei servizi sanitari.
A cura di Francesco Capria