C’è un argomento che è sempre più al centro della conversazione in Italia, per quello che riguarda il buon rendimento e funzionamento delle aziende: la salute mentale dei suoi dipendenti, che è ora riconosciuto in tutto e per tutto come un fattore chiave di successo all’interno delle organizzazioni.
Ce lo dimostra anche il webinar di mercoledì 12 giugno dedicato proprio al tema: “Mental Health come fattore chiave di successo per le aziende. il programma EAP sviluppato con Stimulus”. Il programma ha visto lo scambio di idee, informazioni e indicazioni sul programma Employee Assistance Program (EAP) di Stimulus, a cura di Diego Scarselli, psicologo e operation manager presso Stimulus Italia e di Francesco Capria, del nostro Centro Studi.
La questione della salute mentale e del suo impatto sulla salute fisica e quindi anche sociale e lavorativa è delicato ed è stato posto particolarmente sotto i riflettori durante e post pandemia.
Da un sondaggio proposto live, emerge che l’87% dei partecipanti al webinar concepisce il benessere psicologico come un elemento cardine dei piani di welfare aziendale, considerando che i programmi di benessere contribuiscono a rendere le persone più serene e produttive.
Anche gli studi degli ultimi anni ci dimostrano come le problematiche legate alla salute mentale seguano un doppio trend: da un lato c’è sì maggior necessità e richiesta per un supporto di tipo psicologico (soprattutto tra i più giovani). Dall’altro, però, si è dimostrato come l’investimento di un’azienda in iniziative di miglioramento del benessere psicologico dei dipendenti comporti sempre un ritorno positivo (sia meramente economico per l’azienda, sia a livello personale che di atmosfera e collaborazione lavorativa).
Tra le ricerche menzionate, ad esempio, c’è quella dello Studio BVA Doxa (2023), che ha dimostrato come circa l’85% delle persone consideri il proprio benessere psicologico generale come correlato al benessere lavorativo; inoltre, il 75% dei dipendenti manifesterebbe apprezzamento nei confronti dell’implementazione di strumenti finalizzai alla cura del proprio benessere mentale.
Conosciamo le iniziative di tipo pubblico che sono state implementate sulla scia del crescente bisogno di sostegno psicologico nella popolazione italiana post Covid-19 (bonus psicologo, psicologo scolastico, psicologo di base), e per quanto riguarda le iniziative private delle aziende, invece? È inevitabile chiedersi se i progetti intrapresi dalle aziende per i propri dipendenti siano mera “mental health washing” (interventi di facciata) oppure cambiamenti sostanziali per migliorare la salute dei dipendenti. A far luce sulla questione, però, ci aiutano anche le parole di Diego Scarselli, che ricorda come dal 2018 ad oggi le aziende che hanno chiesto supporto a Stimulus per sostenere la salute mentale dei propri dipendenti sono raddoppiate e come nel 2023 l’impresa di Stimulus abbia superato i 23 mila casi.
Notevoli sono stati i passi in avanti rispetto al passato allorché la salute mentale rappresentava un tabù sul posto di lavoro e, più in generale, nell’immaginario collettivo; tuttavia, persiste, seppur in modo marginale, il pregiudizio dello psicologo come “strizzacervelli” e la resistenza delle persone ad esternare le proprie fragilità e debolezze, nonché un senso di riluttanza nell’affrontare tali problematiche ad alta voce, rivolgendosi ad un professionista.
Programmi come l’Employee Assistance Program rappresentano un passo in avanti nella concezione olistica della salute.
Si tratta di una partnership consolidata nel tempo tra Assidim e Stimulus, che intercetta l’esigenza delle persone e aiuta le aziende a costruire well-being e benessere aziendale, mettendo il benessere psicologico al centro delle attenzioni. Il servizio offre un supporto professionista su temi della sfera privata e lavorativa, sia di tipo psicologico, che legale, ma anche fiscale e socio-assistenziale. E’ gratuito, attivo 24 ore su 24, sette giorni su 7 e garantisce anonimato e riservatezza.
C’è poi l’importanza di usare i termini corretti: nel mondo del benessere, con il “welfare” si offrono dei servizi, mentre con il “well-being” si cerca di intervenire sulla qualità del lavoro. Un’azienda che si imbarchi in un percorso di sostegno per il well-being dei lavoratori non cambia né la sua visione né i suoi scopi, ma cambia aumentando la propria consapevolezza su quanto il benessere delle persone possa fare la differenza sui suoi risultati.
A cura di Lisa Antonutti
Centro Studi ASSIDIM