Approvato dal Senato mercoledì 15 febbraio il Decreto Milleproroghe per cui si attende ora l’esame della Camera e il via libera finale al testo il cui termine per la conversione in legge scade il 27 febbraio.
Vediamo in sintesi i principali provvedimenti sulla sanità.
Sappiamo che quello della carenza di personale è un tema che, viste le infauste previsioni da qui al 2030, dovrà essere affrontato con risolutezza e una certa dose di creatività.
Nel Decreto vengono allora prorogate a tutto il 2023 le assunzioni degli specializzandi in medicina reclutati per far fronte all’emergenza.
Non solo. Medici di base e pediatri convenzionati col Servizio Sanitario potranno rimanere in attività se vorranno fino a 72 anni.
Conferme e novità riguardano anche il personale sanitario: proroga fino a fine anno per il raggiungimento dei crediti ECM non conseguiti entro il 31 dicembre dello scorso anno e allentamento del vincolo di esclusività per l’esercizio della professione di infermieri e personale del comparto i quali, fino al 31 dicembre 2023, potranno svolgere attività libero professionale anche al di fuori della propria struttura di appartenenza per un monte ore complessivo settimanale comunque non superiore a 8.
Tiepida soddisfazione tra gli operatori ma serve accelerare per una più rapida stabilizzazione del personale infermieristico e di tutte le altre figure professionali alle dipendenze del SSN: le risorse stanziate dal PNRR saranno ripartite e assegnate a ciascuna regione che così, in deroga ai tetti di spesa, le quali potrà assumere il personale destinato alle Case della comunità, agli Ospedali di comunità, alle Unità di continuità assistenziale e Centrali operative.
I Provvedimenti del Decreto “Milleproroghe” serviranno evidentemente a “tamponare” un’emorragia dei medici di base che, a guardare i numeri, desta non poca preoccupazione.
Si stima infatti che, tra il 2022 e il 2028, il saldo tra medici di base in uscita e in entrata sarà decisamente negativo e nell’ordine di almeno 15.000 unità.
(Fonte OCPI: https://osservatoriocpi.unicatt.it/ocpi-pubblicazioni-carenza-di-medici-di-base-in-italia-un-confronto-europeo-e-nazionale).
Le altre principali misure contenute nel Decreto riguardano la ricetta elettronica, prorogata fino al 31 dicembre 2024, il “Patto per la Salute” del triennio 2019-2021 che rimane in vigore fino all’adozione di nuovo documento di programmazione sanitaria, il cosiddetto “payback” per le imprese fornitrici di dispositivi medici che adempiranno fino al 30 giugno 2023 al pagamento dell’arretrato per il ripiano conseguente al superamento del tetto di spesa.
Tra le novità, segnaliamo infine il finanziamento di 50 milioni di euro per il piano oncologico nazionale e un’ulteriore iniezione di liquidità a beneficio delle regioni per il recupero delle liste d’attesa che, in deroga agli attuali tetti di spesa, potranno continuare ad acquistare prestazioni ospedaliere e di specialistica ambulatoriale, anche da privati convenzionati con il SSN, utilizzando non solo le quote ancora inutilizzate ma anche risorse non superiori allo 0,3 % del cosiddetto finanziamento “indistinto”, ovvero quella componente del fabbisogno sanitario standard al cui finanziamento concorre lo Stato.
Quest’ultima è senz’altro una buona notizia per i cittadini, ma potrebbe non essere sufficiente per superare il lockdown prolungato dei servizi sanitari di cui abbiamo già parlato nei precedenti articoli sul nostro blog.
Nel 2022, secondo i dati Agenas (Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali), le prestazioni sanitarie inevase rispetto al 2019 sono circa 10 milioni: 8,4 milioni di visite e 1,5 milioni di esami.
Il tutto nonostante i 500 milioni messi a disposizione dalla Legge di Bilancio 2021 per ridurre le liste di attesa cresciute pesantemente a causa della pandemia.
A cura di Francesco Capria
Centro Studi ASSIDIM