Il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) ha dato prova di grande resilienza negli anni ma, per preservare l’universalismo, l’equità e la solidarietà, colonne portanti della legge 833 del ’78, dovrà affrontare nuove sfide che, tuttavia, chiamano tutti all’impegno.
A partire da noi cittadini, come sottolineato da Rosanna Tarricone – ex direttrice Cergas SDA Bocconi – che, nell’articolo pubblicato sul Corriere della Sera lo scorso 26 gennaio, ci ricorda che il diritto di tutela della salute, sancito dall’articolo 32 della Costituzione, sia anche un dovere e una responsabilità collettiva; infatti, la più grande conquista di welfare del secolo – la sanità pubblica – è un privilegio garantitoci dai politici dell’immediato dopoguerra, i quali non andavano d’accordo sul nulla tranne che sul fatto di dover andare d’accordo.
Ciò detto, qual è lo stato dell’arte e quali sono le prospettive per la sanità italiana?
Quali proposte di miglioramenti possibili in un contesto di risorse caratterizzate da una disponibilità limitata?
Attingendo principalmente dai contenuti del Rapporto OASI 2024, a cura dell’Osservatorio Cergas SDA Bocconi, proviamo a sintetizzare i macro-trend e le evidenze più significative.
Trend demografici ed epidemiologici
L’Italia è un paese che, inesorabilmente, invecchia, con le persone sopra i 65 anni che, in base ai più recenti dati ISTAT, superano i 14 milioni; di questi, ben 4 milioni sono non autosufficienti.
La natalità continua la sua discesa e la mortalità cala: 6 neonati e 11 decessi per 1.000 abitanti.
Uno scenario in chiaroscuro poiché, se da una parte l’aspettativa di vita alla nascita cresce (83,1 anni, in recupero dopo il Covid-19), con l’Italia seconda in Europa alla sola Spagna, dall’altra, alla prospettiva demografica fa da contraltare quella epidemiologica: c’è, infatti, una differenza di 23,4 anni tra aspettativa di vita alla nascita e speranza di vita in buona salute, con marcate differenze regionali.
Queste ultime, oltre che negli esiti di salute, si riflettono negli indicatori di performance tra le aziende sanitarie e ospedaliere, con una crescente associazione negativa tra qualità delle istituzioni e mobilità passiva.
Dinamiche di spesa
Quanto poi alla spesa sanitaria, quella pubblica, benché nominalmente sia cresciuta con le ultime leggi di bilancio, è ben lontana dal 7% e più rispetto al PIL del biennio pandemico, attestandosi oggi al 6,3%, cifra che si prevede resterà sostanzialmente invariata anche nel 2026.
L’incidenza della spesa sanitaria privata sul PIL, contrariamente a quanto si possa pensare, rimane pressoché stabile nel tempo (2,2%) ma, tra il 2012 e il 2023, è la spesa intermediata da fondi integrativi, casse di assistenza, mutue e assicurazioni ad aumentare dell’80%, con un peso significativo rappresentato dalla componente di specialistica ambulatoriale (53%).
Gli iscritti a forme di assistenza sanitaria integrativa al Servizio Sanitario Nazionale (SSN) sono ormai più di 16 milioni, ovvero circa il 25% della popolazione italiana residente, e ricevono prestazioni – secondo il 3° Rapporto del Ministero della Salute sull’attività dei fondi sanitari integrativi – per un totale di 3,2 miliardi di euro.
L’aumento delle spese ambulatoriali, specificamente in regime privato (e non SSN dove anzi sono in calo del 10%), è collegato all’aumento delle prescrizioni (+31%), che fanno inevitabilmente lievitare i consumi privati in sanità e che, stando ai dati raccolti all’interno del Rapporto OASI, appaiono piuttosto disomogenei a livello territoriale e non correlati al bisogno epidemiologico, a livello sia nazionale che regionale o locale.
Le ragioni sono molteplici ma, in relazione alla geografia dei consumi sanitari, i ricercatori del Cergas suggeriscono di ampliare le metriche e passare da indicatori di efficienza e produzione per unità di prodotto a indicatori di qualità, analizzando i consumi pro capite dei cittadini in funzione delle patologie, l’aderenza clinica e gli esiti di salute.
SSN “prestazionificio”
Per semplificare, il SSN ha prescritto molte più prestazioni rispetto alla sua effettiva capacità produttiva, amplificando ulteriormente il fenomeno delle liste d’attesa.
Se si vuole ottimizzare l’offerta di prestazioni sanitarie, occorre adeguatamente governare la domanda delle stesse; diversamente, si generano inefficienze e disuguaglianze tra i cittadini e l’universalismo, ovvero l’idea di garantire le prestazioni a tutti e in tempi brevi, rimane solo sulla carta poiché si rivela “selettivo” de facto.
Occorre altresì governare le aspettative dei cittadini ed evitare di fare promesse elettorali irrealizzabili: il sistema sanitario è ormai diventato un “prestazionificio” e non dobbiamo illuderci di poterne beneficiare all’infinito senza fare la nostra parte.
Perché poi in fondo, secondo il mito, dal vaso di Pandora la speranza è sempre l’ultima ad uscire.
A cura di Francesco Capria
Centro Studi ASSIDIM
Infine, segnalo che i docenti del Cergas SDA Bocconi, insieme a colleghi di altre università italiane, hanno sottoscritto un documento, presentato al CNEL lo scorso 29 gennaio, contenente alcune proposte di riforma del SSN, consultabile al link: https://cergas.unibocconi.eu/publications-media/policy-proposals/quindici-principi-una-vera-riforma-del-ssn
FONTI:
- Rapporto OASI 2024: https://cergas.unibocconi.eu/oasi-2024
- Il futuro della Sanità pubblica dipende anche da noi: https://www.corriere.it/salute/25_gennaio_25/il-futuro-della-sanita-pubblica-dipende-anche-da-noi-9be4db2d-948c-48d6-ac3f-22a12cf88xlk.shtml
- Indicatori demografici ISTAT 2024 (su dati 2023): https://www.istat.it/it/files/2024/03/Indicatori_demografici.pdf
- 3° Rapporto del Ministero della Salute sui fondi sanitari integrativi: https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_3505_allegato.pdf