ATTUALITA’ DEL REPORT CERVED 2022 SULLE FAMIGLIE E IMPRESE ITALIANE
Con la ripresa di settembre, in un contesto di grande inquietudine e turbolenza degli scenari socio-economici, ritorna centrale il tema della tenuta del Sistema Welfare, pilastro essenziale della nostra vita e indicatore chiave del livello di civiltà di un Paese evoluto.
Il welfare è infatti l’indicatore che rappresenta la sintesi di quelle prestazioni e di quei servizi rientranti nell’ambito della tutela della persona, ritenuti socialmente indispensabili.
Ancora una volta però – come dimostra il Decreto Aiuti Bis – il sostegno Welfare si concentra con azioni di supporto al reddito (in questo caso 600 € che saranno destinati ad alleggerire l’impatto sui bilanci familiari del costo delle utenze). Manca ancora a nostro giudizio la percezione dell’importanza di dare un chiaro messaggio sui fondamentali della Salute e Protezione che rischiano di generare costi ben più onerosi alle persone.
Torna quindi di grande interesse il report che CERVED ha pubblicato lo scorso gennaio, che fornisce preziose informazioni e indica alcuni dati che è opportuno ricordare in vista delle scelte di budget che le aziende italiane devo affrontare per il prossimo anno.
Ecco le principali evidenze da tenere presente risultanti da un campione di 4.005 famiglie di tutte le regioni, suddivise per composizione del nucleo familiare e condizione economica. Il campione è stato analizzato dal lockdown della primavera 2020 al novembre del 2021, con l’obiettivo di studiare l’influenza del Covid sui comportamenti familiari.
E’ vero che le famiglie italiane aumentano la spesa per la salute, l’assistenza agli anziani e l’istruzione, ma il 50,2% di loro rinuncia a prestazioni sanitarie per problemi economici, indisponibilità del servizio o un’offerta inadeguata.
Una domanda di Salute e Protezione in forte crescita quindi. Già nel 2021 la spesa delle famiglie italiane per i servizi di welfare ammontava a ben 136,6 miliardi di euro così suddivisi:
- Salute (38,8 miliardi)
- Assistenza agli anziani (29,4 miliardi). Due aree in crescita rispetto alle analisi degli anni precedenti.
- Cura dei bambini e l’Educazione prescolare (con una spesa di 6,4 miliardi)
- Assistenza familiare (11,2 miliardi)
- Istruzione (12,4 miliardi)
- Cultura e il tempo libero (5,1 miliardi)
- Spese per il lavoro (25 miliardi)
- Le assicurazioni e la previdenza integrativa (8,3 miliardi) sono all’ultimo posto.
Il nucleo sociale “Famiglia” resta quindi la principale garante della rete di protezione sociale, di solidarietà tra le generazioni, fulcro per l’educazione dei figli e di supporto alla mobilità sociale dei giovani.
La crescita della spesa dipende principalmente da tre fattori:
- il cambiamento degli stili di vita e dei modelli di relazione familiare
- la frammentazione delle strutture familiari
- l’impatto sulla famiglia dell’invecchiamento della popolazione.
Il punto dolente del rapporto fra i servizi e il nuovo assetto familiare è rappresentato dal crescente numero di anziani che non trovano risposta adeguata nel sistema di welfare.
Si parla di 4 milioni di over 65, il 28,9% del totale, che vivono soli, mentre le famiglie con anziani – o con altre persone bisognose di aiuto – sono 6,5 milioni. Superiamo quindi i 10 milioni di cittadini con situazioni di criticità.
Nel 67,3% di questi casi l’assistenza è prestata esclusivamente da familiari, i Caregiver, che fra l’altro sono prevalentemente donne, senza il sostegno dell’assistenza.
Un Welfare di Valore: spunti dal Rapporto Cerved
“L’industria del welfare è trainante per la crescita del Paese” – commenta Andrea Mignanelli, amministratore di Cerved. “Ai 136,6 miliardi di spesa delle famiglie si aggiungono 21,2 miliardi del welfare aziendale e collettivo, pari al 9% del Pil. Si tratta di generare nuovi modelli di servizio più adeguati alla società attuale, soprattutto in grado di rispondere alla domanda delle famiglie. Un settore vasto e variegato, in grado di richiamare gli investimenti pubblici e privati, come già accade con la Silver Economy. In tal senso il Rapporto offre un contributo importante per misurare la domanda di servizi, nel momento in cui con il PNRR sono disponibili le risorse per rilanciare l’attuale sistema.”
La crisi sociale è evidente nel non accesso alle cure
Ma il Rapporto Cerved misura anche la quota di famiglie che nel 2021 hanno rinunciato a prestazioni di welfare. Dall’analisi risulta che più di metà del campione intervistato (il 50,2%) ha fatto a meno di prestazioni sanitarie e nel 13,9% dei casi si è trattato di privazioni importanti.
Il 56,8% ha rinunciato (il 22% in modo rilevante) a servizi di assistenza agli anziani
il 58,4% (17,4% in modo rilevante) a servizi di cura dei bambini e educazione prescolare.
Non è aumentata ma resta elevata la quota di rinunce nell’istruzione: 33,8%.
Un problema di equità sociale: le famiglie più povere
Tre sono i fattori principali alla base della contrazione della domanda:
- Primo: Nell’area della salute la pandemia ha provocato una minore disponibilità di servizi sanitari e il rinvio delle cure da parte degli stessi cittadini per timore del contagio.
- Secondo: motivazione è economica. Le famiglie più povere hanno difficoltà a sostenere i costi delle prestazioni. Con conseguenze pesanti. Il 62,3% di loro ha infatti rinunciato alla salute (19,8% di rinuncia rilevante), il 77,2% all’assistenza agli anziani (33,6% rilevante), il 65,6% alla cura dei bambini e il 42,1% all’istruzione. Quest’ultimo settore è peraltro fondamentale nella prevenzione delle malattie cognitive in età avanzata.
- Terzo: le rinunce riguardano l’inadeguatezza dell’offerta. Un dato che traspare in maniera evidente nell’assistenza agli anziani: più del 60% delle famiglie rinunciano a questi servizi giudicandoli di qualità insufficiente (29,5%) o ritenendo che le prestazioni di cui hanno bisogno non siano disponibili (31,9%).
Se il welfare italiano, uno dei migliori d’Europa – viene giudicato ancora insufficiente – per sostenerlo la base di contribuenti dovrebbe essere maggiore. Sul punto riportiamo una sintesi (triste e cruda nella sua evidenza) dei dati pubblicati dalla testata #Itinerari Previdenziali
“l’Italia è in testa alle classifiche per evasione fiscale. I beneficiari di molti servizi gratuiti, a partire dalla sanità non sostengono il sistema eludendo le imposte. 41 milioni di italiano fanno una dichiarazione dei redditi (Fonte MEF). Quelli che pagano almeno 1 euro di IRPEF sono solo 30 milioni.”
Metà degli italiani vive “a carico” di qualche altro.
Stando alle loro dichiarazioni ai fini IRPEF, 10 milioni di contribuenti – pari a 14,48 milioni di abitanti – vivrebbero per un intero anno con meno di 3.750 euro lordi; altri 8,1 milioni di contribuenti (11,66 milioni di abitanti) dichiarano redditi tra 7.500 e 15.000 euro, pari in media 651 euro al mese; altri 5.550.000 (8 milioni di abitanti) dichiarano redditi tra i 15 e i 20mila euro lordi l’anno (meno di mille euro al mese).
I contribuenti delle prime due fasce di reddito, che sono 18.140.077, cioè il 43,68% del totale dei dichiaranti pari a 26,13 milioni di abitanti, pagano solo il 2,31% di tutta l’IRPEF, cioè circa 4 miliardi, vale a dire 153 euro l’anno.
Per il solo Servizio Sanitario di cui beneficiano gratuitamente costano ad altri cittadini 50,4 miliardi l’anno.
Poi ci sono tutti gli altri servizi forniti gratis da Stato, regioni, comuni, comunità montane, e così via…..
Se aggiungiamo la terza classe di redditi (da 15 a 20mila euro lordi l’anno), arriviamo a 34,1 milioni di abitanti, poco più del 57%, che messi insieme pagano 14,7 miliardi di IRPEF, pari all’8,35% del totale delle imposte (431 euro a testa l’anno).
Per la sola sanità, il costo a carico del 13,07% della popolazione che dichiara da 35mila euro lordi l’anno in su sale a 54 miliardi e a 182 miliardi considerando anche altre due funzioni: scuola e assistenza. Le stesse proporzioni valgono per le imposte indirette.”
Con questi numeri è chiaro che il sistema non può reggere a lungo.
Fra le possibili azioni da attivare per fronteggiare questo scenario si articola su tre linee di azione:
- una spesa pubblica più selettiva
- il rilancio della previdenza complementare (per evitare un futuro di anziani poveri)
- un investimento serio sul settore dell’assistenza per la terza età.
Cerved suggerisce tre azioni specifiche.
- Creare di un sistema nazionale di Long Term Care a contribuzione privata (LTC)
- Investire nei servizi sanitari di prossimità
- Fare più prevenzione. Il welfare sociale è una grande opportunità per le imprese e le Istituzioni ma anche un ammortizzatore necessario per le famiglie.
A cura di Antonio Corrias
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